Giornata internazionale di solidarietà con Marius Mason e con tutti i prigionieri anarchici di lunga detenzione

L’11 giugno è una giornata internazionale di solidarietà con Marius Mason e tutti i prigionieri anarchici di lunga detenzione. Una scintilla nella notte eterna della repressione statale. Un giorno dedicato a coloro che ci sono stati sottratti. In questo giorno, condividiamo canzoni, eventi ed azioni per celebrare i nostri amati compagni catturati. Negli anni passati, le celebrazioni dell’ 11 giugno sono state di ampio respiro, a livello internazionale – dalle cene con gli amici a vari attacchi ispiratori; dai benefit e dalle notti di scrittura di lettere ai prigionieri, a tutti gli indicibili e sconosciuti modi in cui possiamo mantenere viva la fiamma.

Nel costruire questo giorno, ogni anno molti di noi si riuniscono per discutere e riflettere sulle lezioni dal passato e per rinnovare questo appello alla solidarietà continua. Quest’anno vi invitiamo ad esplorare e a riflettere con noi su come il supporto dei prigionieri di lunga detenzione dipende direttamente dal sostegno dei movimenti e delle lotte di cui tutti continuiamo a far parte. Come possiamo pretendere di continuare con il supporto attraverso i decenni mentre i movimenti, i gruppi e le persone vanno e vengono, si esauriscono, e si perdono negli estenuanti flussi e riflussi della lotta? Andando in profondità, che cosa possiamo imparare dai prigionieri di lunga detenzione e dai loro insgnamenti di solidarietà?
Come possiamo sostenere e migliorare la salute dei nostri movimenti e contemporaneamente rafforzare questo supporto?

Negli ultimi anni, sono nate molte critiche al carcere, che hanno spesso avuto come risultati una miriade di progetti e di sforzi per il supporto dei detenuti.

Ad incarnare la stabilità, l’impegno e la longevità ci sono detenuti della Black Liberation, della New Left, dei movimenti indigeni, e coloro che li hanno incessantemente supportati per decenni. In aggiunta a questi sforzi, vi è stato un grande aumento dell’organizzazione contro le carcerazioni di massa. Sebbene gruppi più piccoli sono stati pionieri di queste tensioni da molti anni, è incoraggiante vedere più persone prendere parte a questo lavoro. C’è stata anche un’estensione degli sforzi per sostenere i prigionieri ribelli che si sono impegnati in molte lotte, dagli scioperi lavorativi all’incendio e la distruzione di intere unità delle carceri.

Allo stesso tempo, sempre più progetti stanno criticando lo Stato stesso – identificando i pilastri su cui si regge con le prigioni e la polizia. Infine, ci sono sempre più sforzi volti a rivendicare le esigenze di prigionieri queer e trans, delle superstiti di abusi sessuali e domestici che vengono criminalizzate, e delle persone con disturbi della salute mentale, solo per citarne alcuni.

Nello spirito dell’11 giugno, che invita ognuno a partecipare secondo i propri desideri, affinità personali e preferenze tattiche, ci incoraggia vedere un’attività tanto diffusa. Una cosa in particolare che siamo stati lieti di vedere è quanto si siano diffusi newsletter, blog, libri e zine scritti da prigionieri.

Dopo anni di discussione sull’amplificazione delle voci dei prigionieri, stiamo vedendo i risultati ed apprezzando le innumerevoli ore impiegate da parte dei prigionieri e di coloro che li supportano per avviare e sostenere queste pubblicazioni. A complemento di questi sforzi ci sono quelli di chi hanno favorito la solidarietà internazionale traducendo e trasmettendo le parole dei nostri compagni, e coloro che hanno intrapreso bei gesti e mandato messaggi di solidarietà con azioni coraggiose ed attacchi.

Tra questi numerosi progetti a sostegno dei prigionieri vediamo una grande varietà di orientamenti, tattiche, strategie e pratiche. Insieme con l’espansione delle iniziative sono arrivate emergenze senza fine e chiamate urgenti all’azione per riavere in libertà i prigionieri, oltre a tutte le altre crisi in questo mondo da incubo. Con così tanto da fare, siamo costretti a fare delle scelte. L’attivismo tradizionale, che richiede che tanta parte delle nostre energie sia diretta in risposte immediate e spesso simboliche a scapito di intenzioni e strategie a lungo termine, semplicemente non funziona.

Abbiamo bisogno di agire con un occhio verso il sostegno ai nostri movimenti e progetti, in modo da rimanere in grado di sostenere i compagni che stanno passando decenni in carcere. Questo richiede un approccio olistico alla lotta e al vivere in solidarietà. Le iniziative sul momento sono importanti e a volte sono il meglio che possiamo fare. Ma che cosa vuol dire esserci con una prospettiva a lungo termine? Anche se l’11 giugno è solo un giorno, è una manifestazione della forza e del coraggio quotidiani dei compagni incarcerati e dell’instancabile lavoro dietro le quinte di coloro che li appoggiano.

Spesso questo significa visitare; scrivere; raccogliere fondi e diffondere informazioni; condividere le loro opere d’arte, poesie e scritti. Siamo ispirati dai gruppi di supporto a Jeremy Hammond e Marius Mason che lavorano costantemente per tenerli collegati al resto del mondo. Abbiamo osservato attentamente il Sacramento Prisoner Support combattere per anni per la liberazione di Eric McDavid. Siamo stati resi umili da quanti hanno aiutato detenuti a lungo termine come Zolo Azania, Russell Maroon Shoatz, David Gilbert, Sean Swain, Mumia Abu Jamal, Jalil Muntaqim, Leonard Peltier e tanti altri a pubblicare libri scritti nelle loro celle.

Le visioni e le possibilità

Dovendo affrontare sia la prospettiva a lungo termine di aiutare compagni attraverso decenni di prigione, sia il lavoro a breve termine che tale solidarietà comporta, si corre il rischio di perdersi in correnti alternate di disperazione e ossessione che non lasciano spazio per la riflessione. È difficile sapere dove muoversi quando ci si trova di fronte allo schiacciante compito di alleviare la miseria e le privazioni che i nostri compagni affrontano, rimanendo però critici nei confronti del riformismo. Vogliamo che i nostri compagni siano liberi ora e che tutte le carceri siano demolite immediatamente, ma non abbiamo alcuna idea di come farlo. Nonostante le decadi passate ad agire in solidarietà con i prigionieri anarchici, non abbiamo alcun piano, soltanto visioni.

Rifiutando le dicotomie divisive e i loro feticci tattici (la lotta di massa versus l’azione diretta), si può giungere a un nuovo sistema metrico con cui giudicare il nostro lavoro: questo può sostenere me e i miei compagni nei prossimi anni? Sembra improbabile che un movimento vibrante di solidarietà con i prigionieri possa fiorire se le nostre preoccupazioni sono esclusivamente ideologiche, tattiche o strategiche. La gioia e la difficoltà dei rapporti umani, la tristezza generata dal cemento e dal filo spinato, la lotta contro le idee oppressive e il comportamento e la contemporanea necessità di forme trasformative di portare il conflitto, l’emozione e la paura che accompagnano il rilascio di un compagno, e il senso di frustrazione e di esaurimento di fare questo lavoro dovrebbero diventare tutti parte di come immaginiamo la solidarietà.

Ci sembra che impegnandosi attivamente in queste considerazioni possiamo iniziare a pensare al di là delle crisi immediate: blocco dei libri, lettere mancanti, periodi di isolamento, molestie da parte delle guardie, la fatica di trovare soldi per acquistare allo spaccio, blocco delle telefonate e delle visite. Nel legarci in relazioni con persone in carcere – non vedendoli come celebrità, leader, o astratte “persone oppresse”- abbiamo lasciato spazio al sogno di ciò che una vita in comune con i nostri compagni incarcerati potrebbe significare. Con questo, lasciamo il regno del puramente politico per entrare in quello dell’umano. Non si può sopravvivere solo grazie al senso del dovere e all’ideologia, ma le relazioni umane possono nutrirci e sostenerci. Dobbiamo lottare continuamente per mantenere percorsi chiari per raggiungere i nostri compagni in questo modo, in quanto lo stato continua a disumanizzarli ed isolarli, limitando sempre più le visite a quelle dietro il vetro o, peggio, su uno schermo, indipendentemente dall’essere a pochi metri o a centinaia di chilometri di distanza.

Le visite di persona, in cui ci sia contatto, inestimabili per creare una reale connessione umana, sono spesso in cima alla lista delle richieste da parte dei detenuti e di coloro che li sostengono all’esterno. Recentemente siamo stati ispirati dalla campagna “Fight Toxic Prisons” che voleva mantenere le visite con contatto nel Dipartimento Penitenziario della Florida. Dobbiamo batterci perché le nostre vite siano intrecciate con i nostri amici e compagni in carcere. E infatti, in molti modi, lo sono. La repressione al gruppo di assistenza ai prigionieri fatta con l’operazione Scripta Manent (il tentativo dello stato italiano di reprimere le attività anarchiche accusando gli individui di aver effettuato attacchi incendiari ed esplosivi) ci ricordano che spesso vi è una linea sottile che separa coloro che sono in carcere e coloro che sono al di fuori supportandoli in ogni modo possibile.

Che cosa possono suggerirci queste considerazioni sulla costruzione di movimenti sostenibili, comunità, progetti quando si pensa di accompagnare i nostri compagni sia durante la repressione prima del processo sia nei percorsi dopo il rilascio? Tramettere la conoscenza storica ed intergenerazionale di coloro che sono già sopravvissuti al peggio che lo stato poteva gettargli addosso sarebbe certamente utile e stimolante per quelli che attualmente lottano per restare liberi. E che cosa ci può essere di meglio per un compagno che esce di prigione che trovare una comunità forte e degli amici che hanno già lavorato ed immaginato vite insieme?

Aggiornamenti sui prigionieri

Negli anni passati, i nostri compagni incarcerati hanno affrontato i freddi occhi e le mani violente dello stato mantenendo la loro integrità. In Cile, Tamara Sol ha tentato di evadere dalla prigione, è stato gravemente ferita nel tentativo, e da allora è stato trasferita: prima in un carcere di massima sicurezza a Santiago, e poi nella prigione particolarmente brutale di Llancahue, a Valdivia. Il “Caso bombas 2” si è concluso, giudicando Juan Flores colpevole di molteplici attentati a Santiago e condannandolo a 23 anni di carcere. In Germania, Lisa è stato condannata ad oltre 7 anni in prigione per la rapina di una banca ad Aachen.

È stata trasferita a JVA Willich II a febbraio. Negli Stati Uniti, Walter Bond è stato in sciopero della fame per sei giorni, esigendo cibo vegano, la fine della manomissione della posta ed il trasferimento a New York dove intende vivere dopo il rilascio. Come ritorsione, è stato invece trasferito all’Unità di Gestione delle Comunicazioni a Terre Haute, in Indiana. In Grecia, Pola Roupa e Nikos Maziotis hanno fatto uno sciopero della fame per quasi quaranta giorni chiedendo il miglioramento delle condizioni e più tempo per i colloqui, nonché la soppressione del carcere ultrarepressivo di tipo C a cui Nikos è sottoposto. Dinos Yagtzoglou è stato arrestato e sta affrontando accuse relative ad un pacco bomba che ha causato il ferimento di un ex primo ministro greco. La sua resistenza dietro le sbarre ha scatenato insurrezioni in tre carceri greche, ottenendp l’accettazione della sua richiesta di trasferimento alla prigione di Korydallos.

Negli Stati Uniti, il prigioniero trans anarchico ed eco-animalista Marius Mason ha bisogno di più posta! Apprezza molto gli articoli sui diritti degli animali, l’attivismo ambientalista, la resistenza all’alt-right, Black Lives Matter, e le altre lotte carcerarie. Il Carswell Federal Medical Center, dove Marius è stato rinchiuso negli anni passati, è una struttura notoriamente restrittiva e crudele. Attualmente gli stanno negando le cure mediche promesse per la sua transizione, nonché adeguate opzioni di cibo vegano.


L’11 giugno è un’idea, non soltanto un giorno. L’11 giugno è ogni giorno. Le idee sono a prova di proiettile. Andiamo a respirare la vita durante il resto dell’anno e rinnoviamo la celebrazione delle vite dei prigionieri anarchici portando avanti le loro lotte accanto a loro.

In breve: questa è una chiamata, quindi stiamo chiamando voi! L’11 giugno sarà ciò che ne farete. Seguite il vostro cuore e riempite il mondo con belle gesta. Non vi è alcuna azione troppo piccola o troppo grande.

più informazioni su https://june11.noblogs.org

[From: Round Robin]